Azzurrini dal Campus Italia alla scoperta della Füchse Academy: «Esperienza che non dimenticheremo»

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Cinque giorni nella Füchse Berlin Academy per intravedere il proprio futuro e sognare in grande. Per i giovani Naveesha Yatawarage, Wasim Khouaja, Antonio D’Incecco, Simon Sirot e Davide Babini, tutti reduci dal biennio ne «La Casa della Pallamano» di Chieti con il Campus Italia, quelle comprese fra 28 aprile e 2 maggio scorsi sono state giornate da ricordare. Selezionati dal Direttore Tecnico delle Nazionali maschili Bob Hanning – anche amministratore delegato del Füchse – gli atleti, tutti appartenenti al biennio 2006/07, hanno avuto l’opportunità di allenarsi all’interno della rinomata accademia berlinese. Un’esperienza indimenticabile per tanti motivi: dalla possibilità di saggiare il 40x20 di uno dei club più iconici della pallamano internazionale fino all’incontro con Mathias Gidsel (nella foto), il più forte giocatore del pianeta. E tutto questo, con la chance di giocarsi carte importanti in chiave futura, confermando la visione della Federhandball e del Presidente Federale Stefano Podini finalizzata a garantire un adeguato percorso tecnico a ciascuno dei talenti del Campus anche dopo la conclusione del biennio trascorso a Chieti.

«Sono stati giorni unici, un’esperienza che non dimenticherò mai». Il primo a parlare è Simon Sirot, ala sinistra originario di Brixen. «Ringrazio la Federazione, il Presidente e lo staff del Campus per l’attenzione che ci è stata riservata sia durante tutta la stagione, sia con un’opportunità come questa che ci ha permesso di vedere un approccio estremamente professionale allo sport che amiamo. Mi ha aperto gli occhi, permettendomi di lavorare in prima persona con Bob Hanning, che vorrei ugualmente ringraziare, e con tutto il suo staff. Ho capito ancora di più ciò che vorrò fare nella mia vita: diventare professionista e giocare per le migliori squadre del mondo».

Wasim Khouaja, centrale del Campus e proveniente dalla società del Monteprandone: «È stata un’esperienza davvero formativa e stimolante. Ho avuto l’opportunità di allenarmi con diverse categorie, in un ambiente altamente professionale. Ogni sessione era seguita da due o tre allenatori e da due preparatori fisici, sempre molto attenti e disponibili. L’organizzazione, il centro sportivo e l’ambiente in generale sono di altissimo livello: tutto è curato nei minimi dettagli e si respirava una mentalità vincente. In questi giorni ho visto e imparato ancora di più cosa significa vivere da professionista e cosa bisogna fare per diventarlo. Ringrazio di cuore chi mi ha dato questa opportunità, a partire dalla FIGH: è un’esperienza che porterò con me per sempre e che mi ha arricchito sia come atleta che come persona».

«Abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con una delle realtà migliori del mondo», dice Naveesha Yatawarage, terzino destro cresciuto nell’Aretusa. «Ci ha colpiti in particolare la serietà dell’ambiente. Il livello è altissimo, sia per ciò che abbiamo sperimentato personalmente e sia per ciò che abbiamo visto: potendo assistere anche alle sessioni della prima squadra, abbiamo capito cosa c’è dietro ai risultati di una realtà del genere. Devo anche dire che durante le sedute non ci siamo sentiti inferiori rispetto ai loro giocatori, perché grazie al periodo di lavoro trascorso nel Campus Italia, seguiti quotidianamente dallo staff tecnico, eravamo preparati quasi al loro livello. È stato motivo di grande orgoglio per noi. Inoltre, Berlino è una città splendida e il club lavora moltissimo con i giovani, valorizzando tanti ragazzi di grande talento».

«Grazie alla Federazione e a Bob Hanning abbiamo potuto affrontare giorni molto intensi – aggiunge il centrale Antonio D’Incecco, approdato al Campus dall’HC Pescara – con una delle realtà più importanti, se non la più importante, del movimento internazionale. Abbiamo potuto comprendere come approcciare con il mondo del professionismo, capendo cosa significa esserlo a quei livelli. In ogni allenamento c’erano più allenatori, telecamere che ci hanno permesso di valutare in tempo reale quali correttivi apportare. È stata un'esperienza indimenticabile e penso che abbia lasciato un segno dentro tutti noi e, appunto, ci ha dato l'idea e la possibilità di capire che se è questo quello che vogliamo fare nella vita, c'è tanta strada da fare e tanto duro lavoro».

Davide Babini, pivot giunto al Campus Italia dal Faenza: «Abbiamo potuto misurarci con un livello estremamente professionale. Ci sono cinque allenatori per ciascuna sessione, alcuni impegnati nell’attacco e altri nella difesa, un preparatore atletico e in generale una struttura organizzativa davvero imponente. È un’esperienza che resterà indelebile, che fa capire ulteriormente ciò che c’è dietro al successo di questi atleti e che spero di potere rivivere in futuro. Devo ringraziare Hanning e la Federazione per avermi permesso di vivere questi giorni».

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Yatawarage, Khouaja, D’Incecco, Sirot e Babini hanno tutti concluso nelle settimane scorse la loro seconda stagione di Serie A Silver con il Campus Italia, sotto la guida di coach Settimio Massotti. Recordman di presenze in azzurro (303), anche Massotti ha accolto con favore l’opportunità che ha riguardato i cinque talenti azzurri. «Da ciò che i ragazzi mi hanno riferito – dice il tecnico teramano – si è trattata di un’esperienza notevolissima. Hanno visto e vissuto la realtà di un grande club, dove c’è il massimo sotto ogni aspetto: mezzi, strumenti tecnologici, assistenza. In una parola: il professionismo nel senso puro del termine. In questo il Campus li ha certamente aiutati a non arrivare impreparati. A Chieti l’atmosfera e l’impostazione del lavoro è improntata in questo modo. Come allenatore e in generale come Federazione, credo si debba essere felici perché il lavoro portato avanti quest’anno, basato soprattutto sulla tecnica individuale, è stato molto apprezzato. Abbiamo insistito molto sui concetti di tecnica individuale al Campus e i ragazzi sono stati molto bravi nel seguire questi dettami e risultare pronti anche in un contesto di altissimo livello come quello del Füchse. C’è un gap da colmare sotto il profilo fisico, dove in ogni caso al Campus hanno portato avanti un grande lavoro con un professionista eccellente qual è Dante Falasca, ma allo stesso modo trovando a Berlino ragazzi che già dalla giovane età fanno un’attività mirata e quindi hanno semplicemente più anni di preparazione specifica alle spalle. Ma in generale, dai feedback ricevuti, le impressioni destate sono state ottime e questo ci conferma la bontà del percorso compiuto al Campus Italia, aprendo loro le porte della migliore pallamano mondiale».

Soddisfatti anche il Vice Presidente federale Flavio Bientinesi e il Team Leader azzurro Franco Chionchio, ambedue quest’anno coinvolti nel monitorare il progetto del Campus Italia. «L’esperienza vissuta dai nostri ragazzi deve renderci orgogliosi – commenta il Vice Presidente Bientinesi – e rappresentare nel contempo un punto di partenza per loro, certo, ma in generale per lo sviluppo dei talenti della nostra pallamano. In questo il lavoro intrapreso dalla Federazione con il Direttore Tecnico Bob Hanning è cruciale perché apre nuove possibilità a tanti livelli per i nostri atleti. La filiera delle Nazionali giovanili deve muoversi in questa direzione, proseguendo l’attività di selezione capillare sui territori, intensificando i momenti di stage. Per alzare l’asticella è fondamentale proseguire in ciò che stiamo facendo, ovvero rendere stabile la presenza dell’Italia nei grandi eventi, a livello giovanile e senior, dove abbiamo registrato proprio in questi giorni la storica qualificazione a EURO 2026, per permettere ai nostri atleti di mettersi in evidenza e al movimento di crescere con continuità». Franco Chionchio pone l’accento sul lavoro da proseguire: «È un’esperienza della quale i ragazzi sono rimasti entusiasti sotto ogni punto di vista, non c’è dubbio. Potere arricchire il proprio bagaglio tecnico e personale è sempre importante, soprattutto in giovane età e per questo spero si possano prospettare occasioni simili anche per le future generazioni. Poi, è evidente che bisogna mantenere i piedi per terra e continuare a lavorare. La base di partenza c’è, ma sarà fondamentale continuare su questo percorso e far fruttare l’esperienza accumulata al Campus Italia nelle loro prossime tappe».

Nel percorso di crescita della Nazionale, oltre naturalmente al DT Bob Hanning, opera al fianco della FIGH e degli atleti azzurri l’agente Markus Becker, CEO della Transfair Sportmanagement GmbH e che cura gli interessi di alcuni importanti atleti di Bundesliga, tra i quali il portiere italiano Domenico Ebner. Il suo parere: «Per i giovani talenti del Campus Italia potersi mettere in mostra ai massimi livelli nella Füchse Academy è stata un'esperienza fantastica. Il Presidente Stefano Podini ha avuto colloqui proficui con i giocatori più talentuosi del Campus per illustrare loro questo interessante percorso. Queste nuove opportunità per la pallamano italiana sono rese possibili dalla nomina del nuovo allenatore della Nazionale, Bob Hanning, e dalla sua vasta rete di contatti. Ciò consentirà ai migliori talenti italiani di accedere a possibilità come la Füchse Academy o ad altri club, consentendone così il migliore sviluppo possibile. Questo percorso permetterà a molti giocatori di crescere più velocemente e meglio». Un lavoro su più fronti, insomma, sul quale la pallamano italiana punta con decisione.

(foto: Fabrizia Petrini)