Nonostante tutti fossero abituati a considerarli come una cosa sola e inscindibile quando, un paio di anni fa, è arrivato il momento di compiere il salto in Nazionale senior, in campo se n’era visto uno soltanto. Giro di parole per arrivare a loro: i gemelli Mengon. E il primo, quello che per primo ha accumulato minuti ed esperienza tra i grandi, era Marco. Quello con la maglia numero dieci. Così simili nelle movenze, nella tecnica, nell’approccio al gioco, Marco e Simone, ma all’apparenza divisi, forse per la prima volta, da un percorso sportivo diverso. E invece Simone ha saputo aspettare, ha atteso con pazienza. Poi, quando è arrivato il momento di indossare il suo numero 15, ha confermato ciò che era chiaro, lampante già dai tempi di Pressano: i talenti, enormi, sono due e rimangono tali.
“Sono stato un po’ sfortunato con qualche infortunio di troppo che non mi ha aiutato, ma credo che vedere mio fratello in Nazionale mi abbia spronato a dare ancora di più, a fare meglio per meritarmi anche io la convocazione e dare il mio contributo”. Lucido, equilibrato. Simone ha saputo prendersi la maglia azzurra e nelle qualificazioni ai Mondiali 2023, fra Torshavn a gennaio e le partite contro la Slovenia della settimana scorsa, ha confermato di poter essere un punto di forza a disposizione di Riccardo Trillini.
Nel podcast HandballTalk, su Spotify, il racconto spazia dalle esperienze vicine a quelle lontane. Da Pressano all’accademia del Montpellier nel 2017, per poi trasferirsi a Billère, nel sud della Francia, per un percorso ormai biennale nella Proligue. “Sono in questa nazione da quattro anni, ormai è la normalità. Mi trovo bene, la città è bella e anche in squadra sto benissimo. Poi siamo ad un’ora dal mare e anche meno dalla montagna. È vario, c’è un po’ di tutto”.
Quando, alla fine di ogni allenamento nei raduni della Nazionale, Marco e Simone si attardano con lo stretching, il binomio torna inscindibile. Eppure i chilometri che li separano ormai da due anni sono oltre 800: è quella la distanza tra Billère – la città dove vive è la vicina Pau – e quella di Cesson, dove Marco gioca in LIQUI MOLY Starligue nelle fila dell’omonimo club Cesson-Rennes. “Ormai iniziamo ad abituarci, anche se lo scorso anno – confessa Simone – è stato un po’ particolare perché fino ad allora eravamo sempre stati insieme. Ci sono ovviamente aspetti positivi e negativi, ma in generale ci stiamo abituando”.
È una unione che va oltre la normale comprensione, quella dei gemelli. È un legame che percepisci nei loro movimenti in campo: intesa a parte, le movenze, la tecnica di tiro e di passaggio, i ritmi sono sovrapponibili. L’approccio lo è: concentrato, mai sopra le righe, focalizzato sull’obiettivo. “Credo che questo modo di pensare sia nato già nel Pressano. Lì ci siamo abituati ad arrivare con tanto anticipo negli allenamenti, ad essere sempre concentrati. Questo grazie all’allenatore, Branko Dumnic, ma anche ad un ambiente con tanti giocatori esperti che ci hanno guidati. A Montpellier il livello si è alzato inevitabilmente e anche questo ha avuto il suo ruolo. In più, avendo dovuto gestire un lungo infortunio (pubalgia ndr) abbiamo imparato anche a focalizzarci sul recupero e sulla gestione del fisico”.
E così, dalle giovanili alla Nazionale maggiore, i tifosi e gli appassionati si sono abituati a vederli in campo assieme, Marco e Simone. Come contro la Slovenia nei recenti play-off per i Mondiali 2023, dove entrambi hanno avuto un impiego larghissimo da parte di Riccardo Trillini. “Sono state due partite molto belle da giocare – dice Simone Mengon – contro alcuni dei giocatori più forti al mondo. È stata un’esperienza che sicuramente ci aiuterà per il futuro e che ci ha mostrato punti forti e deboli della nostra squadra. Avevamo preparato molto bene la prima partita in casa e, anche grazie al nostro pubblico, siamo andati veramente vicini a compiere l’impresa. In Slovenia la partita è stata più difficile, ma ce la siamo giocata ugualmente".
Mentalità prima di tutto: l’Italia ha comunque mostrato di voler vincere sempre, contro ogni avversaria. “Le partite bisogna giocarle tutte al massimo. La mentalità vincente è la base di tutto. Ovvio: nessuno ha detto che con la Slovenia saremmo stati favoriti, ma credo che proprio quel desiderio di volerla comunque vincere ci abbia permesso di giocarcela fino all’ultimo”. Mentalità, appunto. La stessa che questa Nazionale dovrà avere in autunno, dopo avere scoperto, nel sorteggio del prossimo 31 marzo, le sue avversarie nelle qualificazioni agli EHF EURO 2024.
(foto: Isabella Gandolfi)