Teramano d’origine, ma dall’animo un po’ girovago. Stefano Arcieri, 20 anni, ha cambiato quest’anno la quarta maglia – e la terza città – della sua carriera da senior, diventando l’ala sinistra titolare del Bolzano. Uno dei pezzi pregiati del mercato altoatesino, Arcieri è arrivato in maglia biancorossa dopo una stagione da protagonista assoluto a Cingoli. Un nuovo contesto, una nuova sfida valsa, fin qui, la fiducia del tecnico Boris Dvorsek e, sul campo, un bottino personale di 38 reti per contribuire alle 12 vittorie in 13 partite della sua squadra.
Un girone d’andata, quello dei bolzanini, praticamente perfetto. “Non te lo aspetti, ma è chiaro che speri sempre di giocare un campionato come lo stiamo facendo noi”, spiega. “Siamo contenti di come sta procedendo la stagione. Il mister ci fa lavorare duramente e sodo, chiedendo sempre tanto a ogni giocatore. Questo fa sì che da subito si sia formata una mentalità vincente in una squadra che ha comunque tanti elementi nuovi, ma dove tutti sono importanti e dove devi saper dare il massimo in un’ottica di rotazioni che è fondamentale per arrivare preparati e lucidi al finale di stagione e alla Coppa Italia”.
In due settimane Bolzano è chiamata dal calendario a due sfide complicatissime: già vinta con autorità quella contro Conversano (34-27), ora c’è quella contro Pressano. “Credo che loro siano la squadra più in forma del campionato – commenta Arcieri – e lo stanno dimostrando con risultati sempre migliori. Hanno vinto la Supercoppa e sono tornati nelle posizioni che contano in campionato. Sarà una partita molto difficile, oltre che molto sentita perché si tratta comunque di un derby e di una gara che ha caratterizzato le lotte al vertice degli ultimi anni”.
Certo è che la capolista non vorrà perdere punti. “Quando si costruisce una squadra come quella del Bolzano, l’obiettivo non può che essere vincere. Naturalmente ciò deve andare di pari passo con il lavoro quotidiano, con il sacrificio. In questo il mister è bravissimo, perché chiede a tutti noi, soprattutto ai più giovani, sempre qualcosa in più ed è abile nel tenere la concentrazione sempre alta. Questo penso che per me, per la mia crescita personale, sia il fattore più importante”.
Cingoli e Bolzano. Due dimensioni diverse, per obiettivi e ambizioni, nello scenario della Serie A1. “A Cingoli devo tantissimo e porterò sempre nel cuore quella esperienza, quelle persone e quella società, perché mi hanno permesso di arrivare qui. A Bolzano sicuramente le cose sono diverse: questa è una squadra piena di giocatori con enorme esperienza, che hanno vinto tutto, e dove anche il modo di giocare è differente. A Cingoli ero forse visto un po’ come un protagonista in campo, mentre qui devi saperti far trovare pronto anche quando vieni chiamato in causa in un solo tiro a partita. In questo devo crescere moltissimo e non sono pienamente soddisfatto del mio rendimento in questa prima parte di stagione, ma so anche che si tratta di uno step decisivo da raggiungere per passare, come dice il mister, dall’essere a good player al diventare a very good player”.
“Qui sto lavorando molto su questo aspetto psicologico: essere pronto ogni qual volta vengo chiamato in causa”. Com’è avvenuto anche di recente in Nazionale, nella HEP Croatia Cup contro Montenegro e, soprattutto, Croazia. “Sono sincero: non mi aspettavo la convocazione, perché nelle ultime partite non avevo giocato benissimo. E invece sono stato felicissimo e molto emozionato. Ora so che è il momento di continuare a dimostrare che merito la maglia azzurra, in un ruolo dove so bene esserci tanta concorrenza rappresentata da giocatori di grande classe ed esperienza. Ma giocare in Nazionale è per me la massima ambizione e continuerò a lavorare ogni giorno in palestra, a testa bassa, per continuare ad essere tra le scelte del Direttore Tecnico (Riccardo Trillini ndr)”.
(foto: Reinhold Eheim)