Squadre Nazionali 2018: un anno vissuto intensamente

  • Dal Presidente FIGH
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Lettera del Presidente FIGH, Pasquale Loria:

L’anno solare (2018) che si è chiuso con la deludente trasferta greca della Nazionale femminile, ha visto sette Squadre Nazionali impegnate su vari fronti con un notevole impiego di risorse e con risultati a volte molto positivi (Tbilisi su tutti, ma anche alcuni passaggi della Senior Maschile), a volte chiaramente negativi (Mediterranei maschili e Qualificazioni Mondiali femminili), altre incoraggianti (Europei Open W17 a Göteborg), altre ancora più o meno in linea con la posizione in ranking delle nostre rappresentative, ovvero con l’investimento in termini di lavoro fatto in vista degli impegni agonistici. In ogni caso, laddove si è lavorato di più - e si è investito di più - i risultati sono stati visibili e migliori.

Potenzialità e debolezze

Un esempio emblematico è fornito dal gruppo dei Millenials, che ci ha regalato l’ingresso nell’elite europea della pallamano con la vittoria di Tbilisi, ma che, allo stesso tempo, lascia anche l’unico vero cruccio di quest’anno per il risultato deludente degli YOG di Buenos Aires, dove da vice Campioni del Mondo non siamo riusciti ad entrare nella competizione per le medaglie. Ma anche per questo c’è una spiegazione che ci riporta a quanto detto sopra circa il nesso tra risultato ed impiego di risorse (attività e spesa).

Il gruppo, infatti, già formatosi nel biennio precedente, è stato rinnovato e completato da Beppe Tedesco e dal suo staff, potenziato grazie alla partecipazione a tornei e test amichevoli con i parietà di tutta Europa ed alla fine ha vinto con autorità gli EHF Championships M18 conquistando il miglior risultato della storia recente della nostra Federazione, cioè la qualificazione, per la prima volta in assoluto, alle fasi finali degli Euro M20 e M18 che si svolgeranno nell’estate del 2020.

Lo stesso gruppo “allargato” dal quale provenivano anche i vice Campioni del Mondo di beach handball guidati da Vincenzo Malatino, primi Italiani della Pallamano a conquistare una carta olimpica e a partecipare agli YOG di Buenos Aires, la cui importanza probabilmente non è stata compresa appieno da tutti, troppo spesso preoccupati delle cose di casa propria per avere il tempo, la voglia e la lungimiranza di vedere cosa succede fuori.

Il percorso dei Millenials fotografa perfettamente le potenzialità e, nel contempo, le difficoltà e la debolezza strutturale del Nostro Movimento: la squadra indoor ha avuto la possibilità di lavorare tanto e con qualità e così ha scalato rapidamente il ranking di categoria fino a battere anche la Francia a domicilio; la squadra di beach ha invece perso posizioni, arrivando non adeguatamente preparata all’appuntamento più importante, anche per le difficoltà incontrate (formula eufemistica) nel gestire un evento “fuori stagione” di tale portata. Restano fermi i meriti dei tecnici azzurri, Tedesco e Malatino, ma salta immediatamente all’occhio attento il fatto che soltanto un lavoro costante e giocoforza dispendioso può consentire la continuità di risultati in un contesto competitivo - la pallamano europea - in continua e rapida evoluzione.

Ne hanno fatto sicuramente le spese i nostri U20 (biennio 1998/99), che, a fine ciclo, hanno perso posizioni nel ranking europeo a causa dei pochi spazi di preparazione a loro riservati nella programmazione Federale (la gestione delle risorse disponibili impone la definizione anche dolorosa di priorità).

Luci ed ombre

La Nazionale senior maschile, che normalmente è l’unità di misura della competitività internazionale di un movimento sportivo, ha fatto - al netto della pur grave disavventura dei Giochi del Mediterraneo - importanti passi in avanti sia in termini di gioco proposto sia per la capacità di competere ad armi pari e vincere contro squadre della stessa fascia o anche di livello superiore.

Il Direttore Tecnico, Riccardo Trillini, ha impostato un lavoro i cui frutti si dovranno apprezzare nel medio periodo (quadriennio olimpico), ma che già siamo riusciti a vedere, se pur non con la necessaria continuità, nei mesi scorsi. Ad un ottimo girone di qualificazione mondiale perso con la Romania, ma impreziosito dalla bella vittoria sull’Ucraina, hanno fatto seguito i tornei disputati in Georgia ed in Abruzzo (vittorie con Georgia, Finlandia, Turchia, Lettonia), che ben avevano fatto sperare in vista dei Giochi del Mediterraneo, dove purtroppo abbiamo dovuto incassare l’imprevista sconfitta contro l’Algeria che ci ha rispedito anzitempo a casa, privandoci della possibilità di una seconda parte di torneo che si prospettava interessante.

Alla ripresa i primi due incontri di qualificazione europea con due sconfitte, in Russia (ombre) ed in casa, a Padova davanti a più di 3mila persone, contro la fortissima Ungheria (qualche luce), lasciano intatte le possibilità di qualificazione, rimandando il discorso al doppio incontro di aprile con la Slovacchia e ai match di ritorno di giugno.

L’esplosione di Ebner e Parisini, la crescita costante di Bulzamini, l’inserimento progressivo di alcuni giovanissimi (Savini, Bronzo, Arcieri), lo spirito di servizio dei veterani (Maione, Turkovic, Skatar), ma soprattutto la determinazione nel ricercare sempre il gioco e la velocità, ci fanno ben sperare che il programma impostato da Trillini, sebbene necessiti di tempo, sia quello più giusto per crescere e migliorare i nostri risultati.

Rifondazione

Il Settore femminile ha vissuto un anno di travagliata transizione tecnica, dalla gestione integrata dello staff maschile alla definizione di una struttura propria, mostrando segnali di vitalità (doppio confronto con la Slovacchia, la prima parte dei Giochi del Mediterraneo ed i test match in Macedonia) seguiti dal tonfo greco, tanto ingiustificato, quanto indicativo della sofferenza di un Movimento che fatica ad esprimere numeri e valori tecnici adeguati (Campionati) e che dipende troppo dalla presenza e dallo stato di forma di pochi elementi che per la maggior parte giocano all’estero non senza difficoltà di inserimento ed adattamento.

Bisogna rifondare e saper aspettare, lavorando almeno 3/4 anni, cosa che ha sottolineato con chiarezza il tecnico Neven Hrupec all’indomani della trasferta greca. Avere il coraggio di inserire anche le giovanissime, concentrare sforzi ed attenzioni non solo sullo sviluppo tecnico-tattico delle giocatrici (poche), ma soprattutto su una mentalità carente e remissiva. Chi dovesse prospettare formule rapide e soluzioni salvifiche per la Nostra Nazionale femminile, dimostrerebbe di non conoscere questo Movimento, la sua storia recente e le sue particolarità.

In questo contesto si inserisce il lavoro già iniziato con il gruppo delle U17 un discreto esordio all'MHC in Montenegro, ha partecipato con grande profitto all’Euro Open in Svezia (14^ posizione) e si appresta a giocarsi, in Italia ad agosto, le chances di qualificazione al gruppo di élite giovanile. Non è un gruppo numeroso, quello affidato all’esperienza di Lilijana Ivaci, ma ha una buona struttura di base e qualche prospetto interessante, tra cui l’esordiente Ramona Manojlovic (16 anni), che in Grecia ha fatto da apripista di un processo di rinnovamento ineluttabile e comunque difficile per i tempi lunghi che inevitabilmente richiede.

Nuovi impegni

A questo punto è doveroso sottolineare che il prossimo anno (2019) sarà ancora più impegnativo perché alle selezioni già al lavoro si aggiungerà la nuova squadra U17 maschile, che dovrà conservare l’elite nei prossimi Campionati Europei (2020) e le due squadre di beach handball, quella maschile da tirare su da zero e la femminile da ricostruire, che, passando per gli Europei in Polonia (2019), dovranno rappresentare l’Italia in casa nei Mondiali 2020, senza dimenticare i Mediterranean Beach Games che si svolgeranno a Patrasso (Grecia) nel prossimo mese di agosto ed, eventualmente se qualificati, i World Beach Games negli Stati Uniti.

Ancora ben sette squadre in pista senza poter contare su fondi aggiuntivi per la preparazione e con un movimento internazionale in continua e forte crescita tecnica e commerciale.

Il dovere di governare

In questo contesto, come sopra descritto, chi ha delle responsabilità di governo ha il dovere di governare, di scegliere le priorità e gli uomini/donne cui affidare compiti e responsabilità, di assumersi le proprie di responsabilità, mettendoci la faccia. Chi governa non può, come un semplice tifoso, quale è pure, limitarsi a vedere il bicchiere mezzo pieno dimenticando le criticità e nascondendo le debolezze. Nemmeno può, di contro, abbandonarsi alla lamentela perenne e calcare la mano sulle criticità del sistema e sui disastri ereditati (che ci sono, numerosi ed evidenti), il famoso bicchiere mezzo vuoto, sempre e comunque, qualsiasi cosa si dica e si faccia, come alcuni critici tastieristi di professione non perdono occasione di sottolineare con matita rossa e blu.

Chi governa deve valutare le potenzialità e saperle sfruttare mettendole in luce, deve analizzare le debolezze, cercando di rimuovere i coni d’ombra, deve stabilire delle priorità, come detto anche dolorose, in funzione degli equilibri gestionali e di bilancio, deve fare delle scelte in merito alle risorse umane tecniche da coinvolgere.

Chi non governa non ha di questi problemi, può chiedere le dimissioni di Trillini ogni qualvolta gli passa per la testa, può definire Hrupec inadeguato perché non conosce il campionato italiano (di cui è campione in carica), può bollare questo o quel collaboratore come inadatto, incompetente o altro. Può dire tutto e il suo esatto contrario. Chi governa e ci mette la faccia, invece, non può lasciarsi condizionare da questo gioco puerile e senza prospettiva, deve scegliere e continuerà a farlo.

Pasquale Loria
Presidente FIGH