A mente fredda Neven Hrupec, tecnico della Nazionale femminile, analizza la tre giorni in terra ellenica. Tre partite e altrettante sconfitte per l’Italia impegnata nel girone di qualificazione ai Mondiali di Giappone 2019: non propriamente un bottino di cui andar fieri. Al netto della legittima delusione per il risultato conseguito, il tecnico croato non smette di pensare positivo avendo intravisto elementi di indubbio interesse in prospettiva futura.
“Bisogna essere estremamente realisti – esordisce Neven Hrupec – e dire con franchezza che la situazione del settore femminile purtroppo non consente di ambire a risultati immediati. Conosco bene il campionato italiano, avendolo vissuto in prima persona fino a pochi mesi fa e continuando a monitorarlo grazie alla possibilità di vedere tutte le partite. Per questa ragione bisogna essere onesti nell’esaminare la situazione. Nonostante sia aumentato il numero di giocatrici impegnate all'estero, il nostro campionato purtroppo non esprime valori tecnici tali da consentire una rapida scalata del ranking. Le nostre giocatrici – prosegue – non sembrano essere abituate alla intensità e alla gestione della pressione che un certo tipo di competizioni richiede e così succede che alle prime difficoltà fanno fatica a reagire e ad invertire l'inerzia della partita”.
La lucida analisi dell’attuale tecnico del Pogon, appena pochi mesi fa laureatosi campione d’Italia alla guida della Jomi Salerno, mantiene, però, una linea di positività. “Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno va anche detto che qualche giovane molto interessante si sta affacciando alla ribalta e che comunque ancora una volta abbiamo dovuto scontare assenze importanti a causa di infortuni di un certo rilievo. Questo – aggiunge – non deve essere un alibi, ma, potendo contare su un numero assai ridotto di giocatori, è normale che mancando all’appello anche solo qualche elemento in grado di fare la differenza (Niederwieser ndr) tutto si complica maledettamente”.
“Detto ciò – conclude Hrupec - non fa parte del mio modo di essere scoraggiarmi o arrendermi, ma con altrettanta chiarezza dico che dobbiamo essere realisti e guardare ad un orizzonte temporale sicuramente più lungo. Ci vorranno almeno 3-4 anni di duro e impegnativo lavoro per raccogliere i primi frutti di un lavoro di rinnovamento e di cambiamento della mentalità”.