L'Italia nel cuore di Lino Cervar: "Bellissimo tornare. Ai tecnici e ai giovani dico: migliorarsi sempre"

  • Pallamano Nazionale, Serie A2 Femminile
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Da un lato ci sono i ricordi, indelebili e scolpiti nel cuore. Dall’altro c’è lo sguardo ammirato rivolto al futuro, mentre sullo sfondo i ragazzi della Nazionale U18 – e tra loro quelli del Campus Italia – si allenano tra le mura azzurre de «La Casa della Pallamano» di Chieti. Lino Cervar è relatore e ospite d’eccezione al modulo conclusivo del corso allenatori di 3° livello che si concluderà domani (giovedì) al centro tecnico federale. 

Il nome del 71enne tecnico croato non avrebbe bisogno di presentazioni, ma ripescare all’interno del suo incredibile palmares è sempre affascinante: campione mondiale nel 2003, oro ai Giochi Olimpici di Atene 2004, tre volte – l’ultima nel 2020 – argento agli Europei. In tutto 12 medaglie tenendo in considerazione anche i Giochi del Mediterraneo. E una carriera sportiva, la sua, partita dall’Istria e decollata in Italia, alla guida della Nazionale azzurra (1994-2000 ndr) che, in particolare nel triennio 1996-1998, disputò i Mondiali di Kumamoto, gli Europei in Trentino-Alto Adige e conquistò l’argento ai Mediterranei di Bari. Nel mezzo anche due titoli italiani a Conversano, preludio che anche a livello di club lo ha visto primeggiare poi tra Zagabria e Skopje. 

Chiacchierare di pallamano con Lino Cervar significa partire, se si parla di Italia, dai ricordi. “Sono molto contento di tornare in Italia a distanza di 22 anni da quegli anni così belli – dice – e sono ancora più contento di vedere come la storia qui vada avanti, attraverso la creazione di questo luogo, «La Casa della Pallamano». Non potrò mai dimenticare quegli anni e quei ragazzi: una generazione che ringrazierò sempre e con la quale riuscimmo a battere nazioni come Slovenia e Svizzera, qualificandoci ai Mondiali. E ci riuscimmo in una nazione che non vanta una grande tradizione in questo sport. Eravamo uniti come una famiglia e sono molto orgoglioso di quei ragazzi, oggi diventati uomini”. 

Ieri, oggi e domani si intrecciano. I ricordi lasciano allora spazio a ciò che accade adesso: sugli spalti i partecipanti al corso di 3° livello, sul campo gli azzurrini che preparano la imminente seduta di allenamento. “Sono molto felice di vedere che la Federazione italiana stia seguendo un filo conduttore orientato ai giovani, alla creazione di questo centro tecnico. Credo che l’Italia abbia tutte le potenzialità per ambire a risultati importanti con le nuove generazioni. Le condizioni di lavoro create sono ottime e, anzi, posso dire che non è da tutti avere un luogo come «La Casa della Pallamano». Per questo voglio fare i complimenti alla Federazione perché sono rimasto molto impressionato e, ripeto, sono molto felice di essere qui per trasmettere le mie esperienze in una nazione che è stata fondamentale nella mia carriera”. 

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Lasciarsi influenzare dal luogo, da ciò che c’è tutt’attorno è fin troppo facile. E alle spalle del ‘Mago di Umago’, mentre la telecamera registra, i talenti del Campus Italia proseguono il riscaldamento. “Mi sono informato su questo progetto – spiega Cervar – e prima di tutto voglio elogiare la decisione coraggiosa dei familiari che hanno sposato i sogni dei loro figli e nel contempo i progetti della Federazione, dimostrando grande fiducia in tutti coloro i quali lavorano ogni giorno qui a Chieti. Il lavoro che si fa qui riguarda l’aspetto tecnico, ma anche umano perché qui i ragazzi si allenanano, sì, ma studiano e crescono. Cosa volere di più? Del resto le competenze di un allenatore devono essere quelle di insegnare il gioco, certo, ma anche di fungere quasi da secondo genitore, di formare caratterialmente gli atleti facendo capire loro che il sacrificio è l’unica via per ottenere risultati dentro e fuori dal campo”.

Un curriculum, quello di Lino Cervar, infarcito di successi e di costanza. La stessa con la quale ha trainato la Croazia fino all’argento europeo di due anni fa (2020 ndr) in Norvegia, a 17 anni dall’oro iridato del 2003. “Sinceramente? Ho ancora fame di successi. La voglia di vincere rimane”, confessa. “Anzi, credo di essere migliore di ciò che ero ieri. Ma in generale posso dire che la pallamano è la mia vita e ogni giorno metto tutto me stesso per migliorarmi e per migliorare gli altri. Ritengo che fino all’ultimo respiro ciascuno di noi debba investire su sé stesso per essere migliore. Questo è il messaggio che voglio dare anche a tutti gli allenatori e ai giocatori, perché è una filosofia a mio parere molto importante”. 

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A 71 anni, Lino Cervar ha attraversato epoche diverse della pallamano ed evoluzioni graduali del gioco. “Ma penso che sotto il profilo del movimento internazionale, come sviluppo del gioco, siamo un po’ in regressione. Forse in questo influiscono anche le regole, che andrebbero aggiornare e rese meno legate alla soggettività delle decisioni. Siamo rimasti l’unico sport con la palla che non ha cambiato nulla e questo è un ostacolo nel progresso, a mio avviso. Negli anni scorsi si denotava una grande velocità nel gioco, ma le recenti statistiche ci dicono che agli Europei 2022 si è vista la pallamano più lenta degli ultimi 15 anni. Il gioco si controlla tra i sei e i nove metri, con tante penetrazioni e anche pochi tiri dalla distanza. A mio parere bisognerebbe sviluppare maggiormente la proattività difensiva tra i giocatori e la transizione, intesa come gioco in velocità in grado di esaltare la creatività sul campo, invece di puntare sempre sulla linearità del gioco”. 

“In definitiva – conclude Cervar – credo sia sempre più importante iniziare a lavorare con i bambini di età compresa tra 7 e 10 anni, quando c’è una maggiore propensione allo sviluppo dell’intelligenza, il che permetterebbe, dai 15 anni in poi, di lasciare più spazio per la tecnica e per la tattica. Ritengo che la via del successo in futuro debba passare per lo sviluppo mentale, più che per quello legato al corpo”. Stop alla registrazione, telecamera spenta. È tempo di cominciare l'allenamento: la pallamano prima di tutto.

(foto: Fabrizia Petrini)