Per l’ultima partita giocata dal Conversano in Serie A Beretta bisogna tornare al 3 aprile scorso. Era stata una vittoria, un rotondo 39-29 a Cingoli, ma subito dopo i pugliesi, fin qui dominatori della stagione, erano stati costretti a fermarsi a causa di alcuni casi di positività al Covid-19 riscontrati in organico. Tutti fermi, allenamenti sospesi. Nel mezzo anche la pausa per la Nazionale e ora, 35 giorni dopo, è il momento di tornare in campo. Sabato i biancoverdi ricevono la visita della Salumificio Riva Molteno.
“Stare fermi per l’intero mese di aprile non è stato facile”. A parlare è una delle note più liete del campionato di Conversano: il centrale Ignazio Degiorgio, classe ’99 e il discreto bottino di 83 reti segnate. Gli assist non si contano, ma devono essere stati sufficienti anche quelli, almeno a giudicare dalla fiducia riposta da Alessandro Tarafino nel giovane centrale originario di Noci. “Eravamo in un buon momento e forse proprio a Cingoli avevamo disputato il nostro miglior primo tempo”, continua. “Adesso però cambia inevitabilmente tutto. Quella contro Molteno ci sembra quasi come la prima di campionato. Ci aspettano otto partite in un mese. Abbiamo tanta voglia di giocare, ma le insidie lasciate dal virus non sono da sottovalutare: sia fisicamente che mentalmente ti senti diverso. Spesso ci hanno detto che eravamo in vetta solo perche non eravamo mai stati fermi. Ecco, questo ci carica e vogliamo dimostrare che non è così”. Stoccata.
I numeri parlano tutti per Conversano. Al momento, con tre partite da recuperare, il vantaggio sulla Raimond Sassari è di cinque punti. Il cammino è di 18 vittorie in 20 partite e la bacheca, che conta più di ogni altra cosa, si è già arricchita con Supercoppa a dicembre e Coppa Italia a febbraio. “A settembre solo un pazzo avrebbe immaginato tutto questo”, confessa Degiorgio. “Il primo obiettivo della società era la Supercoppa e penso sia stata proprio quella partita la svolta della nostra stagione. Abbiamo acquisito fiducia nei nostri mezzi fino a diventare compatti come gruppo e costanti nei risultati”.
Incastri giusti, gradi di maturazione ideali: la squadra di Tarafino ha trovato le alchimie perfette. Ai veterani, alle garanzie provenienti dal mercato – Radovcic e Nelson – e alla stagione stratosferica di Pasqualino Di Giandomenico tra i pali, si è aggiunta un’altra chicca: Ignazio Degiorgio. Che non vedeva l’ora di vivere una stagione così. “Il fatto di non avere 60 minuti nelle gambe negli anni scorsi – dice – non è mai stato un problema. Sono il primo a sedersi in panchina per il bene della squadra. Dopo due anni avevo tanta voglia di dimostrare il mio valore e quanto fossi cresciuto negli allenamenti. Ovviamente però è l'insieme, è la squadra che è riuscita ad esprimersi ad alto livello esaltando le doti dei singoli”.
E poi c’è Alessandro Tarafino: per un giovane centrale essere allenato da chi in quella posizione è stato in Italia il più forte (e più vincente) di sempre non dev’essere una faccenda banale. “Tara è estremamente minuzioso, attento a curare tutti i dettagli. Certamente essere allenato da un tecnico che ricopriva il mio stesso ruolo ha aiutato la mia crescita personale, ma lui non trascura nessuna posizione. Se devo individuare una caratteristica che mi ha colpito all'arrivo a Conversano e che ho trovato in lui, ma anche in tanti giocatori, è proprio la mentalità vincente. La vittoria diventa quasi un ossessione. Persino il calcetto, mascherato come giochino per il riscaldamento, diventa una questione di vita o di morte”.
A un ragazzo dell’età di Ignazio, 22 anni appena, chiedere di sogni e futuro è quasi banale. “Purtroppo al momento in Italia è difficile pensare di vivere totalmente di questo sport. Questo rende tutto inevitabilmente più complesso. Diciamo che non sono il tipo che sogna in grande, ma in base a come vanno le cose cambia aspettativa. Da piccolo sognavo di diventare capitano del Noci e per fortuna ci sono riuscito a soli 17 anni e non smetterò mai di ringraziare chi ha reso possibile tutto ciò. Poi, come tutti i bambini, uno si vede con la maglia della propria Nazionale, ma al tempo stesso sono consapevole che nel mio ruolo c è tanta competizione quindi non mi faccio nessun problema. Pensando al presente, se vincere trofei per una città come Conversano rimane così bello, allora non vedo l'ora di continuare a vincere con questa maglia”. Prossima tappa: lo Scudetto. Ma prima bisogna giocare. Sabato il treno riparte.
(foto: Isabella Gandolfi)