L’Italia di Trillini guarda avanti: “Delusi dal risultato, ma sappiamo quanto valiamo”

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Poco meno di una settimana trascorsa, idee chiare e mente fredda. Riccardo Trillini, il Direttore Tecnico delle Nazionali azzurre, parla e analizza i Giochi del Mediterraneo dell’Italia maschile. Brevi, perché finiti dopo il Preliminary Round e dopo le sconfitte per mano di Croazia e Algeria – a proposito, i croati di Cervar sono in finale –, ma nel contempo da contestualizzare, da considerare parte di un lavoro di crescita articolato e che non si ferma.

Mister, partiamo dal tracciare un bilancio di quest’avventura a Tarragona, conclusa con l’eliminazione al Preliminary Round per mano di Croazia e Algeria.

“Sono state due partite molto difficili, come sapevamo bene dal momento in cui abbiamo capito con quali roster si presentavano le nostre avversarie. L’esperienza internazionale dei giocatori croati è fuori discussione e il loro cammino lo testimonia. Ma, al tempo stesso, anche l’Algeria è una buona squadra, con ottime doti e con giocatori abituati a giocare partite importanti e grandi eventi, a cominciare dalle ultime due edizioni dei Mondiali. Bisogna tenere in considerazione un aspetto: ai Giochi del Mediterraneo è realmente difficile fissare obiettivi concreti, perché molto dipende da come le squadre scelgono di affrontare la manifestazione. In questo, probabilmente, in principio abbiamo con troppa facilità detto di poter arrivare fino in fondo, galvanizzati dai passi in avanti mostrati negli scorsi mesi. Questa, però, non vuole essere presunzione e non deve essere avvertita come tale, bensì come la legittima volontà di alzare l’asticella dei nostri obiettivi, di migliorare il livello della Nazionale e del Movimento che rappresentiamo”.

Venivamo da un percorso in crescita, da gennaio e fino alle più recenti amichevoli in cui evidenziato ottimi segnali. Cosa non ha funzionato?

“Il nostro gioco difensivo non è stato all’altezza delle gare precedenti. Nonostante questo, siamo riusciti a esprimere il nostro gioco veloce e questo è molto importante: segnare 12 gol in velocità contro l’Algeria è un dato di cui non possiamo non tenere conto. Probabilmente, poi, ci è mancata la capacità emotiva di riuscire a risollevare la partita decisiva proprio contro gli algerini, dove però abbiamo operato una scelta chiara: nel momento di maggior difficoltà, abbiamo provato ad alzare il ritmo, a giocare con l’extra-player, abbiamo provato a vincerla fino alla fine. Questa è la mentalità che voglio infondere alla squadra: provare a restare in partita sempre, contro ogni avversaria, al di là delle nostre difficoltà e dei nostri limiti in questo momento. È una cosa che passa anche per dei momenti di difficoltà, questo è fuor di dubbio, anche perché non dobbiamo dimenticare che abbiamo affidato le chiavi del gioco, soprattutto in difesa, a giocatori giovanissimi e che senza queste partite non avrebbero altrimenti la possibilità di acquisire un’esperienza basilare a questi livelli”.

Giochi del Mediterraneo che, però, rientrano in un piano di lavoro più ampio…

“Sicuramente questi Giochi del Mediterraneo erano un punto di valutazione primario nel nostro cammino, perché giungevano al termine della stagione. È sotto gli occhi di tutti che i risultati non ci hanno premiati, ma non per questo credo si debba parlare di disfatta. In un percorso di crescita come quello che ha iniziato questa Nazionale, non possiamo pensare di non dover fare i conti anche con un passo indietro. Questi confronti, con squadre e giocatori abituati a misurarsi a un livello oggettivamente più alto del nostro, ci danno consapevolezza e contribuiscono a tenerci coi piedi per terra anche quando, come questa volta, provenivano da una scia emotiva e di gioco particolarmente positiva”.

Hai avuto modo di parlare con la squadra dopo le due partite?

“Naturalmente c’è stato un confronto. I ragazzi sono consapevoli di quello che è successo e hanno tutti espresso grande voglia di ritrovarsi con grinta e concentrazione a ottobre per le qualificazioni agli Europei 2020. C’è delusione per com’è andata l’avventura in Spagna, e non potrebbe essere altrimenti in una qualunque squadra che ha delle ambizioni, ma nessun tipo di demotivazione riguardo al futuro. I giocatori sono i primi a sapere quanto sono in grado di potersi esprimere a un certo livello e sanno di non esserci riusciti questa volta”.

Ottobre, appunto. Ci attendono le qualificazioni agli Europei 2020.

“Il sogno di poter partecipare ai primi Europei a 24 squadre resta intatto. Ma dobbiamo essere consapevoli di essere una formazione che arriva dalla 4^ fascia, che solo giocando in un certo modo, esprimendosi al massimo con tutti i 16 giocatori che la compongono, può pensare di stare a contatto con squadre del calibro di Ungheria e Russia. Ma dobbiamo essere consci del percorso che stiamo affrontando, del punto da cui arriviamo e della forza delle squadre che affronteremo. La nostra priorità dev’essere quella di giocare la nostra Pallamano, quella per cui stiamo lavorando duramente”.

L’urna ha detto Ungheria, Russia e Slovacchia. Che girone è?

“È naturale che se vogliamo ambire a qualcosa di importante, dobbiamo strappare punti a una fra Ungheria e Russia, oltre a vincere in casa e trasferta con la Slovacchia. Ma, ripeto, dobbiamo essere consapevoli tutti dell’esperienza internazionale, della forza delle squadre che affronteremo, tutte con rose importanti e giocatori che militano in alcuni dei migliori club d’Europa. Pensiamo a noi stessi, alla nostra crescita e alla nostra filosofia di gioco. Prendiamoci la libertà di sognare e di affrontare con entusiasmo il cammino che ci attende, ma consci dei nostri limiti, dell’esperienza che i giovani di questa squadra, ormai giocatori-chiave per noi, devono acquisire partita dopo partita”.

(foto: Isabella Gandolfi)