Vito Fovio nella storia: "Lascio il campo, ma la pallamano resta la mia vita"

  • Serie A Gold
images/fovio-porta-fasano-1.jpeg

Un’avventura lunga 24 anni di Serie A Gold, 22 trofei conquistati e 141 presenze in Nazionale, la sua. Un’avventura gloriosa e chiusa a 42 anni, almeno per ciò che riguarda il campo, un po’ per sfortuna e “forse anche perché era scritto nel destino”, come dice lui stesso. Vito Fovio, uno dei potieri più forti nella storia della pallamano italiana, non sarà ai nastri di partenza del nuovo campionato: l’infortunio al ginocchio rimediato a Bressanone nella semifinale Scudetto del maggio scorso è diventato motivo di riflessione, di analisi, di decisione definitiva. “Mi ha fatto male smettere così, perché di fatto non sono stato io a scegliere. Potevo operarmi, ma che senso avrebbe avuto? Del resto avrei avuto un altro anno di contratto con Fasano, ma alla fine della stagione, a 43 anni, avrei comunque dovuto pensare al futuro. È andata così”.

La telefonata inizia con una battuta: “Se non mi avesse fermato il ginocchio, avrei giocato fino a 60 anni” dice tra il serio e il faceto. Del resto l’entusiasmo che traspare dalle parole di Vito Fovio è quello di un ragazzino, tanto da fare fatica, per chi ascolta e annota, nello scindere tra le considerazioni di una tradizionale intervista e quelle proprie di una chiacchierata confidenziale. “Come sto? Non posso dire che sia facile abituarsi a stare fuori dal campo. Ho l’adrenalina per la partita di sabato, tanto per dirne una. Però è un passo a cui devo abituarmi”.  

fovio porta fasano 2

La nuova dimensione è incentrata sulla preparazione dei portieri che difenderanno i pali della Junior Fasano quest’anno: Alessandro Leban, uno dei volti nuovi dell’organico biancoazzurro, affiancato dai locali Simone Sibilio e Daniele Vinci. “Questo nuovo ruolo mi aiuta comunque a rimanere sul campo. È un nuovo stimolo e mi fa piacere potere aiutare le generazioni future. Sicuramente per il campionato di Fasano quella del portiere sarà una variabile importante. Alessandro (Leban ndr) è un ragazzo che avevo seguito nelle Nazionali giovanili, che conosco dai tempi di Siena e che ho voluto qui perché lavora tanto, ha grande voglia e talento. Con lui ci saranno Sibilio e Vinci, che già lo scorso anno erano stati chiamati in causa in finale Scudetto dopo il mio infortunio: tutti potranno contribuire alla causa. Lo dico senza presunzione: raccogliere l’eredità della porta del Fasano non sarà una cosa facile. Dovranno tutti e tre essere bravi a tenere lo standard a cui questa squadra è stata abituata negli ultimi anni. Lavoreremo in allenamento perché questo possa accadere”. 

Il palmares di Vito Fovio è pressoché sconfinato: 10 Scudetti, otto trionfi in Coppa Italia e quattro in Supercoppa. Tutto costruito con le maglie dello storico Conversano targato Papillon, del Casarano, del Bolzano e, soprattutto, della sua Fasano. “Vincere con la squadra della mia città è la storia d’amore più grande, quella che più di tutte porto nel cuore. È stata la ciliegina sulla torta di una carriera che, ora che ci ripenso e mi guardo un po’ indietro, posso reputare bellissima. Quando rifletto sul mio cammino, lo divido sempre idealmente in due parti: la prima, tra il 2002 e il 2010 con Conversano e Casarano, in cui ho vissuto un’ascesa continua. E poi la seconda, iniziata con l’esperienza a Noci e nella quale, a 30 anni, pensavo dovesse iniziare una fase discendente e invece, con Bolzano e poi ancora di più con Fasano mi ha riservato altre emozioni fantastiche. Sono felice: è stata davvero una bella storia, in cui ho incontrato persone e luoghi eccezionali”.

Chi è abituato a vincere, è abituato anche a guardare sempre avanti, al prossimo impegno e al prossimo obiettivo. E perciò alla Serie A Gold che aprirà i battenti sabato, alla quale la Junior si presenta dopo la finale raggiunta e persa contro Conversano. “Per noi sarà un anno molto duro”, commenta Fovio. “La mia uscita di scena, come presenza nello spogliatoio e in campo, ma anche quella di Franceschetti, giocatore che aveva un peso specifico enorme in difesa e in attacco, sono due elementi molto rilevanti. Aspettiamo le conferme di Angiolini e Notarangelo, perché fare un’ottima stagione, come loro hanno fatto nella passata stagione, è una prima parte, ma poi bisogna confermarsi. Jarlstam dovrà prendere in mano la squadra in misura ancora maggiore. C’è la variabile legata ai portieri, di cui parlavo prima. L’ambiente, il nostro pubblico ci spingerà come sempre, ma sicuramente ci aspetta un campionato caratterizzato da un enorme equilibrio, forse ancora superiore rispetto all’anno scorso. Giocare contro squadre anche di media classifica sarà difficilissimo: penso a Merano, Fondi, Siracusa, la stessa Cassano Magnago che, anche dopo l’infortunio di Alessio (Moretti ndr), potrà comunque dare fastidio a tutti”.

fovio allenatore fasano 1

E poi c’è la parte alta della graduatoria, almeno stando allo storico e ai pronostici: “Conversano – continua – è ancora più forte dell’anno scorso. Hanno sostituito partenze pesantissime, a partire da Radovcic e Giannoccaro, compensando con giocatori di grande qualità, in grado di dare una enorme solidità. In pre-season ho visto bene Bolzano: se Dean (Turkovic ndr) gioca come ho visto, sarà una squadra veramente difficile da battere. Bressanone ha investito tanto, Sassari idem. Questo non fa altro che alzare il livello della competizione e questo è un fattore molto positivo per tutto il movimento. Per quanto riguarda Fasano: dovremo entrare da subito nell’ottica di un campionato che vedo, lo ripeto, estremamente difficile e combattuto. Già sabato contro Carpi sarà tutt’altro che scontata”. 

Guardarsi indietro, contare i successi, ma pensare anche al domani. E per Vito Fovio ‘domani’ fa rima con ‘pallamano’. “Il mio futuro è un cantiere aperto. Ora collaboro con Fasano e penso a questo nuovo ruolo. Ho solo un desiderio: spero che la quotidianità della mia vita, fatta prima di tutto dalla mia famiglia, possa permettermi anche in futuro di rimanere nella pallamano. Questo sport è stata la mia vita e il mio mondo fino ad ora. Vorrei che continuasse a esserlo”.

(foto: Gandolfi \ Di Biase)