Qui Azzurri | Quattro domande a Simone Mengon

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Con 15 presenze in altrettante giornate di Bundesliga, Simone Mengon è il giocatore più utilizzato nella rosa dell’Eisenach. Un italiano. In Bundesliga. Basterebbe questo per dare la dimensione di ciò che il centrale, classe 2000 cresciuto a Pressano e transitato, assieme al gemello Marco, per l'accademia del Montpellier, sta costruendo giornata dopo giornata nel migliore campionato di pallamano al mondo.

I numeri, a questo proposito, rendono più semplice dare una dimensione alle cose: 15 partite, 57 gol – terzo miglior marcatore dopo il nazionale tedesco Grgic e dopo Vistorop che ha una sola rete in più – e una percentuale al tiro del 73%, a cui aggiungere anche 33 assist. Insomma, Simone ha preso le misure dell’HBL, ha sgomitato e si è preso spazio. In Germania come in azzurro, dove ha trascinato la Nazionale nel 31-30 del mese scorso contro la Serbia. 

Simone, la Nazionale si avvicina ai Mondiali in un grande stato di forma e tu ne sei un protagonista… 
«Sì, nelle ultime 5-6 partite, tra qualificazioni ai Mondiali e agli Europei, siamo riusciti a fare veramente bene. Sono molto contento del progresso che stiamo avendo. Si è visto soprattutto in Spagna, dove siamo andati vicinissimi all’impresa e dov’è stato amarissimo uscire senza punti. Contro la Serbia ci siamo presi la nostra rivincita. Erano i punti che volevamo e che magari saranno decisivi per qualificarci. Sono veramente contento».

Adesso però ci sono i Mondiali. L’Italia può essere più di un outsider?
«Sappiamo di potercela giocare con tutti e questo vuol dire che le partite contro Tunisia e Algeria saranno fondamentali per tracciare il nostro cammino. La Danimarca è una squadra incredibile, sarà affascinante affrontarli in casa loro. Noi, come ho detto, stiamo bene e soprattutto abbiamo acquisito fiducia nei nostri mezzi. Ci aspetta un periodo di lavoro intenso e importante per prepararci al meglio, giorni da cui passerà una parte rilevante di ciò che potremo poi esprimere ai Mondiali, in un contesto con cui non vediamo l’ora di misurarci e che nel contempo siamo curiosi di scoprire».

Sei al tuo secondo anno in Bundesliga: 11 gol nelle ultime due partite di Eisenach e uno spazio sempre più importante nel tuo club. Come ti stai trovando?
«Stiamo vivendo un periodo della stagione molto impegnativo con sei partite in tre settimane, tra cui giovedì una importante gara della Coppa di Germania: un quarto di finale (contro il Rhein-Neckar Löwen ndr) che vale l’accesso alla Final4. È un evento incredibile, qui il più importante dopo quella di Champions League, quindi è una grossa possibilità per noi. In questo momento stiamo giocando bene, ma ci attendono molte partite ed è importante essere continui. Personalmente sto bene, mi sento in forma e sto riuscendo ad esprimermi bene. Sono molto carico per affrontare questi due mesi che, tra club e Nazionale, sono molto importante».

Dicci qualcosa in più della tua esperienza in Bundesliga: rapporti coi fan, possibilità di affrontare i migliori giocatori al mondo…
«Non avrei mai immaginato di essere in Bundesliga. È un sogno di carriera e di vita. Ma questo discorso vale anche per la Nazionale: volevamo giocare un grande evento, un Mondiale o gli Europei, ma sapevamo che sarebbe stato difficile farcela, abbiamo lavorato anni per essere dove siamo. Tornando alla Germania, Eisenach è un centro non così grande: tutti ti conoscono, ti fermano, chiedono. È bello. C’è pressione, ma in chiave positiva. Poi ovviamente bisogna performare, rendere in campo. Ma fa parte dello sport. L’impatto con la Bundesliga? Se devo citare un episodio, direi la trasferta a Berlino lo scorso anno: era una delle mie prime gare fuori casa e mi ha colpito molto giocare in casa loro, davanti a 10mila persone. Ora magari ci fai un po’ di abitudine, ma è sempre molto emozionante».

(foto: Luigi Canu)