La gioia è ancora grande, le emozioni fortissime. L’Italia della pallamano si gode le ore e i giorni che hanno segnato il ritorno, a 27 anni dall’ultima volta, nella fase finale dei Campionati Mondiali. Gli azzurri saranno in campo nella competizione iridata in programma dal 14 gennaio al 2 febbraio 2025 tra Croazia, Danimarca e Norvegia. A proposito: sorteggio il 29 maggio a Zagabria. E in attesa di conoscere la composizione delle urne da parte della IHF (International Handball Federation), restano le sensazioni forti di un percorso lungo, fatto di cadute, ma culminato con una serie positiva, in queste qualificazioni ai Mondiali, di cinque vittorie consecutive. Dal +10 contro la Turchia a novembre fino al prestigioso 34-32 di Podgorica: un’autentica escalation.
“La soddisfazione è stata grandissima. Ora, a qualche giorno di distanza, sto realizzando pian piano”, dice il Direttore Tecnico Riccardo Trillini, tra gli ospiti della puntata settimanale di HandballMania. “A fine partita ci sono dei pianti, ci si emoziona per una vittoria, ma questo è qualcosa di più: è un obiettivo che resterà per sempre. È stato un percorso certamente tecnico e nel contempo mentale. Non è una frase fatta: si vince a Podgorica solo se si hanno grande mentalità e quella consapevolezza che probabilmente è nata in modo definitivo nella partita di ritorno contro la Turchia. Da lì in poi non abbiamo più perso e questo è un aspetto molto importante. Vincere in Montenegro, in quel contesto, significa non soltanto giocare bene a pallamano, ma anche essere fortissimi sotto il profilo caratteriale”.
“Questo è un cammino che si è evoluto negli anni. I giocatori cambiano così come i tecnici – dice ancora Trillini – ma tutti hanno contribuito a far crescere questa cultura della vittoria e questa volontà di andare in campo per vincere, farlo sempre, che siano amichevoli o partite ufficiali. Ritengo che siamo riusciti in questo intento, facendo passare il messaggio che essere giocatori italiani non vuol dire essere costretti a non vincere niente. Questo comporta dei rischi, perché dichiarare di voler vincere o raggiungere un obiettivo ti espone a brutte figure quando questo non accade, ma credo sia stato comunque importante per sviluppare un certo tipo di mentalità che ci ha portati a vincere a Podgorica. Credo che questo sia qualcosa di straordinario”.
Le due partite contro il Montenegro, decisive per la storica qualificazione, hanno esaltato le caratteristiche del gioco azzurro: intensità difensiva, ricerca della velocità e uno contro uno. “C’è un aspetto tattico, una filosofia di gioco ben precisa. Come ho detto in conferenza stampa dopo la qualificazione – continua il Direttore Tecnico – noi ci siamo dimostrati più forti. Abbiamo certato di sfruttare le loro debolezze, come il non avere un centrale di ruolo o una vera e propria applicazione tattica, usando le nostre armi e le nostre caratteristiche. E poi ci sono stati il cuore e la forza mentale dei ragazzi: vederli giocare con quello spirito fa capire che, inferno di Podgorica o no, nulla sarebbe cambiato nel nostro approccio”.
Snodo importante della serie contro i balcanici, la notte magica di Conversano con 4mila spettatori sugli spalti del Pala San Giacomo. “La Nazionale deve giocare in certi contesti – prosegue – perché la sua missione è anche aprire il cuore dei tifosi. L’esempio che questa Nazionale ha dato è legato alla passione, ma anche alla professionalità che riescono a trasmettere ai più giovani. Sono aspetti da far vedere ed esaltare il più possibile. Conversano poi è speciale: lì sono passati grandi campioni della nostra pallamano e sicuramente l’ambiente ha aiutato molto. Nel contempo, come ho detto ai ragazzi, quel tifo e quell’atmosfera renderanno la vittoria e quella partita indimenticabili, ma si sono unite ad una forza reale, sul campo, della nostra squadra. Questi ragazzi hanno una forza incredibile e non lo dico da ora. Li conosco bene (ride ndr)”.
L’Italia che si è guadagnata l’accesso ai Mondiali 2025 ha una base giovanissima: tra i 17 convocati di Podgorica erano presenti ben nove atleti compresi tra 18 e 24 anni. E con l’eccezione di Pablo Marrochi (1986), veterano e leader del gruppo, anche i più esperti – il capitano Andrea Parisini e i vari Ebner, Bulzamini, Dapiran – sono tutti nati tra 1994 e 1995. Un roster con tanto campo ancora da calcare e un’unità d’intenti indiscutibile. “Si trovano bene assieme e questo fattore è troppo importante per una Nazionale – spiega Trillini – soprattutto perché sempre di più non abbiamo possibilità di fare grandi periodi di lavoro insieme e ci si ritrova a ridosso degli appuntamenti ufficiali. L’integrazione di tanti ragazzi provenienti dalle Nazionali giovanili ha sicuramente aiutato, perché avevano già una conoscenza dei sistemi di gioco offensivi e difensivi. Questo è un grande vantaggio da non sottovalutare: lavorare in accordo con tra staff tecnici crea un sistema di gioco ben identificabile, condiviso tra una generazione e l’altra. E poi c’è l’aspetto del gruppo: Andrea Parisini è un leader e da capitano ha saputo trasmettere una mentalità chiara. Lui come tutti i più esperti, a cominciare da Marrochi, il quale a questa squadra ha saputo dare la sua classe, ma anche tanti insegnamenti sapendo che in futuro lascerà il testimone a ragazzi che lo meritano”.
“Quella dei Mondiali è un’opportunità che dovremo sfruttare il più possibile. È un risultato – conclude Riccardo Trillini – che creerà senz’altro un interesse che dovremo alimentare. Anche la spettacolarità del gioco che si mette in campo e dello sport aiutano tanto. La pallamano sa emozionare e serate come quelle di Conversano o di Podgorica trasmettono emozioni in grado di lasciare un segno in chi le segue, che sia tifoso o semplice curioso”.
La puntata integrale di HandballMania:
(foto: Luigi Canu)