Demis Radovcic da record: «Mi diverto e aiuto la squadra. Il campionato? Apertissimo»

Fermarsi e poi ripartire, come prima e più di prima. Rallentare per poi rilanciare. E poi, una volta tornati, scrivere la storia. Roba per pochi, per DNA scelti. Roba per Demis Radovcic, che sabato scorso con la conquista della Supercoppa, a 37 anni, è diventato il giocatore più vincente della pallamano italiana. In numeri: 31 trofei, di cui 11 Scudetti e poi 10 edizioni della Coppa Italia, otto della Supercoppa e, per concludere, tre Handball Trophy. Superata un’altra leggenda del movimento nazionale, Alessandro Tarafino, oggi Direttore Tecnico di quel Conversano che Demis trascina sul campo.

«Ma non mi paragonerei mai a Tara», precisa subito l’ala sinistra dei pugliesi. «Lui ha vinto più Scudetti (14 contro 11 ndr) e quelli valgono di più. Però la soddisfazione è grande, non c’è dubbio. Non sono cose a cui stavo particolarmente attento o un traguardo che inseguivo. Sono trofei arrivati anno dopo anno. Diciamo che la cosa ha assunto un po’ di valore quando ho saputo che mi stavo avvicinando al record e a quel punto è stato bello provare a raggiungerlo. Sono orgoglioso ed è un onore».

Nato a Capodistria nel 1988, papà croato e mamma italiana, Radovcic ha saputo diventare negli anni punto di riferimento, per titoli vinti, talento cristallino e doti tecniche, tra Serie A Gold e Nazionale azzurra. Tanta Puglia nel suo palmares – ha giocato e vinto con Casarano, Conversano e Junior Fasano – ma anche un’esperienza pluri titolata, dal 2011 al 2016, nel Bolzano dei vari Dean Turkovic, Mario Sporcic, Pasquale Maione, Felipe Gaeta, Vito Fovio. Una carriera iniziata presto e che sembrava chiusa nel 2022, dopo lo Scudetto con Conversano, il sesto nella storia del club. «Pensavo di avere raggiunto l’apice – racconta – e di non avere più la voglia per continuare. È stato così per un po’: il primo anno è trascorso senza problemi, durante il secondo ho iniziato a pensare di riprendere. Mi mancava il ritmo quotidiano, la vita dello sportivo. Oggi, rispetto a qualche anno fa in cui l’ossessione era la vittoria, la vivo con maggiore serenità. Mi piace essere al servizio della squadra, mettere la mia esperienza al servizio dello staff tecnico. Però la passione per questo sport non è mai andata via».

Due anni di assenza dal palcoscenico della Serie A Gold, poi il ritorno in grande stile con la finale di Coppa Italia raggiunta e soprattutto lo Scudetto vinto a giugno contro i Black Devils di Merano. «Ho ritrovato un movimento che, soprattutto per merito della Nazionale che ha fatto da traino, ha visto affiancarsi alle sue realtà storiche anche realtà in passato meno note o conosciute. Però, ripeto, credo che i risultati raggiunti dalla Nazionale, con il ritorno ai Mondiali e agli Europei, con tanti ragazzi che giocano in campionati importanti all’estero, sia stato l’elemento-chiave per intraprendere una strada di crescita. Avverto passione su tutti i campi d’Italia, calore da parte del pubblico e questo è molto importante, oltre che stimolante».

Il 31esimo trofeo, quello del record, è arrivato in un caldo 30 agosto siciliano, sul neutro di Erice e in una finale ruvida vinta contro Cassano Magnago. «Non è stata la migliore partita né dell’una, né dell’altra squadra. Diciamo che ci siamo ‘arrangiati’ un po’ meglio di loro. In più avevano delle assenze importanti e che possono fare la differenza. Ad ogni modo voglio prima di tutto ringraziare tutti i ragazzi che, con la vittoria dello Scudetto, hanno permesso che ci trovassimo lì a giocare per la Supercoppa. Ci tenevamo ad alzare un nuovo trofeo». Il 6 settembre via al campionato: «Conversano ci sarà. Gli obiettivi primari sono rientrare nei play-off e disputare una buona Coppa Italia con la volontà di arrivare in fondo. Però ci sono molte squadre attrezzate: Cassano Magnago in primis, ma anche Sassari, Siracusa e poi Pressano, che si è molto rinforzata. Ma ormai è difficile giocare contro chiunque in Italia, soprattutto in trasferta: penso a Trieste, Fasano, Bolzano e non solo. Tutti campi in cui è molto complicato fare punti».

A 37 anni, con il palmares più vincente di sempre, è bello anche riavvolgere il nastro. «Ricordo gli anni bellissimi di Bolzano: sento sempre Dean e Mario (Turkovic e Sporcic ndr). Ma anche con Umberto (Giannoccaro ndr), mio storico capitano a Conversano e col quale abbiamo diviso la Nazionale sino dalle giovanili, c’è una forte amicizia e ci ritroviamo spesso. A Erice ho rivisto amici come Graziano Tumbarello, Marcello Montalto. È bello ogni sabato andare sul campo e avere la possibilità di ritrovare le tante persone conosciute in questi anni e con le quali ho condiviso bei momenti».

E il futuro? «Faccio fatica a guardare troppo in là. Voglio vivere questa stagione come quella scorsa: in maniera tranquilla, mettendomi al servizio della squadra e della società. Poi vedremo, magari – scherza – verrò a commentare le partite in TV come il mio amico Pierluigi Di Marcello… (ride ndr)».

«Finché mi sento bene fisicamente, vorrei continuare a giocare. So che i miei ritmi non sono gli stessi di 10-15 anni fa, ma cercherò sempre di ritagliarmi un ruolo e di essere d’aiuto al Conversano. La passione per questo sport è ancora forte – conclude – e vorrei rimanere in qualche veste, ma è presto per parlarne e si vedrà in futuro».

Il palmares di Demis Radovcic:

SERIE A GOLD: 11
Casarano: 2006/07, 2007/08
Conversano: 2009/10, 2010/11, 2020/21, 2021/22, 2024/25
Bolzano: 2011/12, 2012/13, 2014/15
Junior Fasano: 2017/18

COPPA ITALIA: 10
Casarano: 2006/07, 2007/08
Conversano: 2008/09, 2009/10, 2010/11, 2020/21
Bolzano: 2011/12, 2012/13, 2014/15
Junior Fasano: 2016/17

SUPERCOPPA: 8
Casarano: 2007
Conversano: 2009, 2020, 2021, 2025
Bolzano: 2012, 2015
Fasano: 2016

HANDBALL TROPHY: 2
Conversano: 2008/09, 2009/10

Demis Radovcic è stato inoltre premiato per tre anni il migliore giocatore italiano di Serie A Gold ai FIGH Awards (2013, 2014 e 2021) e in due stagioni è risultato migliore marcatore del campionato (2010/11 e 2011/12).

(foto: Canu | Caputo | Pappalardo)

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